Posted Sab Set 06, 2014 8:44 pm
Cari Fratelli in Cristo e carissime Sorelle in Cristo,
il nostro amato Pontefice, Papa Francesco, ha recentemente dichiarato: «Chi sono io per giudicare un ghei ?»
Anche il Santo Padre, dunque, ci conferma che i ghei, cioè i malati di ricchionismo, non vanno emarginati, al contrario vanno aiutati a guarire. Queste infatti le parole del Sommo Pontefice:
«Se uno è ghei e cerca il Signore, chi sono io per giudicarlo ? Non si devono discriminare o emarginare queste persone, lo dice anche il Catechismo. Il problema per la Chiesa non è la tendenza. Sono fratelli. Quando uno si trova perso così va aiutato, e si deve distinguere se è una persona per bene».
Il Papa ha dunque molto saggiamente richiamato il Catechismo. E infatti, cosa dice il Catechismo?
Fondamentale è l’articolo 2359 del Catechismo, che così recita: «Le persone omosessuali sono chiamate alla castità. Attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un’amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana».
E ancora, l’articolo 2357: «L’omosessualità designa le relazioni tra uomini o donne che provano un’attrattiva sessuale, esclusiva o predominante, verso persone del medesimo sesso. Si manifesta in forme molto varie lungo i secoli e nelle differenti culture. La sua genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile».
Segue l’articolo 2358: «Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione»
A tutti, quindi anche agli sfortunati ghei, un saluto d'amore cristiano.
S.L.G.C. (Sia Lodato Gesù Cristo).
Pace e bene.
il nostro amato Pontefice, Papa Francesco, ha recentemente dichiarato: «Chi sono io per giudicare un ghei ?»
Anche il Santo Padre, dunque, ci conferma che i ghei, cioè i malati di ricchionismo, non vanno emarginati, al contrario vanno aiutati a guarire. Queste infatti le parole del Sommo Pontefice:
«Se uno è ghei e cerca il Signore, chi sono io per giudicarlo ? Non si devono discriminare o emarginare queste persone, lo dice anche il Catechismo. Il problema per la Chiesa non è la tendenza. Sono fratelli. Quando uno si trova perso così va aiutato, e si deve distinguere se è una persona per bene».
Il Papa ha dunque molto saggiamente richiamato il Catechismo. E infatti, cosa dice il Catechismo?
Fondamentale è l’articolo 2359 del Catechismo, che così recita: «Le persone omosessuali sono chiamate alla castità. Attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un’amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana».
E ancora, l’articolo 2357: «L’omosessualità designa le relazioni tra uomini o donne che provano un’attrattiva sessuale, esclusiva o predominante, verso persone del medesimo sesso. Si manifesta in forme molto varie lungo i secoli e nelle differenti culture. La sua genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile».
Segue l’articolo 2358: «Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione»
A tutti, quindi anche agli sfortunati ghei, un saluto d'amore cristiano.
S.L.G.C. (Sia Lodato Gesù Cristo).
Pace e bene.